Il termine geroglifico è derivante dal greco Hieroglyphikós, ossia “segni sacri incisi”. È ovvio il riferimento alla modalità con cui queste scritte erano plasmate: o su pietra (come scrittura monumentale) o su papiro. Nella lingua d’Egitto invece il termine è traslitterato come medu netjier, letteralmente “parole del dio”, in riferimento al famoso dio Thoth a cui è attribuita l’invenzione della scrittura.
I geroglifici nascono come sistema di scrittura monumentale degli antichi egizi: combina sia elementi ideografici, sia sillabici che alfabetici. La più antica iscrizione geroglifica, la Paletta Narmer (trovata durante gli scavi di Hierakonpolis), è datata al 3000 a.C., ma qualche anno fa, nel 1998, un gruppo di archeologi tedeschi scoprì, nella tomba U-j, ben trecento tavolette d’argilla, scritte in proto-geroglifico. Tutto il sepolcro è stato datato al 3400 a.C.
Essendo il geroglifico riservato ai monumenti o a qualsiasi oggetto, la scrittura quotidiana egiziana si evolse in due rami: la scrittura ieratica e quella demotica. La scrittura ieratica era utilizzata da tutta la popolazione alfabetizzata, fu sviluppata, si dice, in seguito a quella geroglifica (per semplificazione) in modo da rendere la tracciatura su papiro molto più facile.
La scrittura demotica, a sua volta, deriva dallo ieratico. Considerata dapprima come semplice stenografia è divenuta poi di uso comune a partire dalla XXVI dinastia. Da allora la scrittura geroglifica veniva utilizzata solo in ambito cerimoniale o epigrafico.
La decifrazione dei geroglifici da parte degli archeologi moderni fu tutt’altro che semplice. Iniziò Kircher nel XVII secolo; il suo tentativo fallì miseramente in quanto si arrivò a trascrizioni fittizie basate su presupposto del tutto errato: si pensava infatti che i geroglifici avessero valore simbolico.
In realtà, ufficialmente, la decifrazione dei geroglifici si deve Thomas Young e a Jean-François Champollion nel XIX secolo. Uno degli elementi fondamentali per la comprensione della scrittura dell’Antico Egitto fu la Stele di Rosetta, scoperta durante l’invasione napoleonica. Essendo un testo trilingue, Greco, Geroglifico, Demotico, non fu difficile arrivare alla decifrazione dei singoli glifi.
Da allora, sappiamo che i geroglifici consistono in tre tipi di caratteri: fonetici, sillabici, simbolici.
I segni fonetici possono essere elencati in un vero e proprio sistema alfabetico, composto da 24 caratteri principali. Se ne aggiungono poi alcuni biconsonantici e triconsonantici oltre che chiaramente dei segni simbolici che hanno, in sostanza, lo stesso valore degli ideogrammi orientali, in cui ogni segno corrisponde a un significato.