Nell’Egitto nord-orientale, di congiunzione tra il continente africano e il continente asiatico, si trova la Penisola del Sinai. Questa penisola triangolare è delimitata a est dal deserto del Nagev (Israele) e dal golfo di Aqaba, mentre a ovest dal Golfo e Canale di Suez, mentre a nord tocca il Mar Mediterraneo e a sud il Mar Rosso. La sua lunghezza, da nord a sud, supera i 380 km, mentre in lunghezza, da ovest a est, non riesce a raggiungere i 210km, per una superficie totale di circa 61.000 km2.
La diatriba sulla Penisola del Sinai riguarda l’appartenenza geografica. È noto che il confine tra Africa e Asia fu fissato sul Canale di Suez; la Penisola pertanto, pur essendo territorio egiziano politicamente, si trova in Asia geograficamente, rappresentando l’unico territorio asiatico del paese dei faraoni. Prima di questa decisione finale, dal 1967 al 1979, si trovava sotto il controllo di Israele.
Per quanto riguarda la conformazione del territorio, la Penisola del Sinai è quasi interamente deserta. Le uniche zone abitate sono quelle che si trovano lungo la costa di Sabah e di Taba. Oltre a queste aree, ubicate nei pressi della città israeliana di Eilat, dove si trovano hotel e casinò, sono particolarmente movimentate anche la costa nord vicino alla Striscia di Gaza e al-Arish.
Contrariamente è la zona sud che presenta i maggiori rilievi. Tra i tanti ricordiamo il monte Caterina che svetta, come montagna più alta d’Egitto, con i suoi 2.637 metri, e il famoso monte Sinai.
Il monte Sinai è spesso ricordato per le sue innumerevoli citazioni all’interno dell’Antico Testamento. Proprio qui Mosé ricevette da Dio le gloriose Tavole della Legge, contenenti il verbo divino: “I Dieci Comandamenti”.
Nonostante l’omonimia, è opinione diffusa pensare che il monte nominato dalla Bibbia non sia esattamente quello egiziano, bensì uno nelle zone a sud del Sinai, a Negev o in Giordania.
Geologicamente parlando la zona più interessante di tutta la Penisola del Sinai è quella conosciuta con il nome di Great Rift Vallei. Sembra si tratti di una fossa geologica molto vasta che si estende tra il fiume Giordano e il Mar Rosso, fino a toccare il Kenya.
Sebbene non proprio così ospitale, la Penisola del Sinai, da secoli, è abitata da tribù di beduini che sopravvivono allevando cammelli, capre e pecore… Le loro tradizioni nomadi si sono conservate fino ai giorni nostri (anche se oggi si preferisce di gran lunga un fuoristrada a un cammello!) e anche il loro nome si mantiene intatto: “beduino” viene dalla parola araba “bedu” che vuol dire “abitante del deserto”.
Le tribù di beduini sono abbastanza numerose, se ne contano addirittura 14; si narra siano discendenti di cavalieri provenienti dalla sfarzosa Arabia e di fatto non si considerano per nulla cittadini egiziani. Nonostante dagli anni ’60 ci siano stati vari tentativi di riportare i beduini sotto il controllo del governo egiziano, e di portarli a condurre una vita stabile e più “occidentalizzata”, ancora oggi è possibile distinguerli da alcuni “segni particolari”. Le donne indossano sempre vestiti neri e veli ricoperti di lustrini, mentre gli uomini si coprono con tuniche bianche che preferiscono di gran lunga a camicia e pantaloni.