A causa dell’aspro regime di Mubarak, nel 2011, in Egitto scoppia una vera e propria Rivoluzione, chiamata Rivolta egiziana del 2011 o più enfaticamente Rivoluzione del Nilo.
Il moto di protesta egiziano su basa sul desiderio di rinnovamento politico e sociale, inizialmente manifestato in maniera pacifica e sulla scia degli altri paesi arabi, successivamente in veri e proprio scontri violenti che hanno provocato numerose vittime, non solo nei manifestanti ma anche nelle forze dell’ordine e militari.
Le cause maggiori di questo malcontento da parte erano cristallizzate attorno alla figura del Presidente della Repubblica egiziana Mubarak, che governava il paese da più di trent’anni. Oltre alle evidenti problematiche di ordine economico, che hanno colpito duramente la maggior parte delle economie occidentali, il vero problema dell’Egitto è da sempre la corruzione.
È alla luce del sole anche la distribuzione poco equilibrata della ricchezza. Se una percentuale bassissima della popolazione detiene la maggior parte della ricchezza del paese, più del 20% degli egiziani vive al di sotto della soglia della povertà.
Da questi punti assai rilevanti, scatta la scintilla della rivolta il 17 gennaio del 2011, quando a Il Cairo un uomo si dà fuoco sulla scia di quanto avvenuto nelle rivoluzioni di Tunisia. Ancora altri due operai, dopo 3 giorni, si danno fuoco per protestare contro un trasferimento forzoso. La vera svolta però si ha il 25 gennaio, quando circa 25 mila manifestanti scendono nella piazza della capitale al fine di ottenere delle riforme politiche e sociali sul modello della Rivoluzione del Gelsomino attuata in Tunisia. L’appello, non ascoltato, sfocia poi nell’arresto di 500 persone il 26 gennaio: appena un giorno dopo. Negli scontri del 25 perdono la vita un agente e un civile, decine di persone rimangono ferite.
L’assedio non pare placarsi, il 2 febbraio si decide di mantenere i presidi nel centro della capitale egiziana; si introduce anche il coprifuoco e la tensione si impegna più che mai, causando sempre numerosi feriti, tra i dimostranti a favore di Mubarak e i contrari. Il 3 febbraio si accende un intenso conflitto a fuoco, dove perdono la vita 10 manifestanti e dove si contano centinaia di feriti: Il Cairo è in uno stato di guerriglia urbana, si susseguono posti di blocco e checkpoint.
Finalmente, a seguito di intense trattative e di un braccio di ferro tra le opposizioni e il governo, Mubarak, dopo trent’anni, annuncia le sue dimissioni l’11 febbraio 2011.