La piramide di Cheope è la più grande piramide mai costruita dalla civiltà egizia. Oltre ad essere la più grande è anche la piramide più famosa e ha il privilegio di essere l’unica delle Sette Meraviglie del Mondo ad essere giunta sino a noi.
La piramide è stata costruita nella piana di Giza nel 2570 a.C. ed è rimasta la costruzione più alta del mondo per più di 3800 anni!
Fu eretta come monumento funebre a Cheope, un faraone della IV dinastia, il quale diede l’incarico all’architetto reale Hemiunu.
Le misure della piramide sono veramente impressionanti: quando fu innalzata, misurava in altezza ben 146 metri. Oggi purtroppo le due dimensioni sono scese di circa 8 metri a causa della totale rimozione del rivestimento in pietra calcarea che in passato la rivestiva, colpita presumibilmente dall’erosione naturale.
Ai tempi di Cheope, la piramide doveva essere sormontata da un pyramidion d’oro: sotto i raggi del sole doveva risplendere come una gemma enorme, visibile anche a km di distanza. La base della piramide copre oltre i 5 ettari di superficie e va a formare un quadrato di 230 metri circa per lato.
La piramide non ha una sezione perfettamente quadra, ma i lati sembrano essere leggermente concavi: questa accortezza corregge lo “spanciamento prospettico” e migliora allo stesso tempo la stabilità della struttura. La costruzione dunque risulta perfetta in ogni suo particolare.
Come sappiamo da molte testimoniante, il rivestimento esterno, ma anche interno, era costituito da grandi pietre di calcare, pesanti ognuna dagli 800 kg alle 4 tonnellate.
L’incertezza più grande, rispetto alla piramide di Cheope, è nei confronti dell’andamento dei lavori. Quante persone servirono per tirarla su? E quanto durarono i lavori di costruzione? Dalle indicazioni di Erodoto (del resto anche molto tarde e di seconda mano) si evince che furono utilizzati circa centomila uomini e che i lavori vennero ultimati in 20 anni. Nonostante queste banali indicazioni, ancora si riscontrano molti dubbi su come sia stata possibile una realizzazione del genere in un tempo così ridotto, con tecniche e strumentazioni ancora grezze. Le ipotesi ora spingono a considerare gli anni di cantiere oltre al doppio di quelle riferite da Erodoto.