La storia dell’Egitto Moderno ha inizio nel momento in cui Napoleone, nel 1798, invase la provincia ottomana del paese e, dopo aver inflitto una sonora sconfitta anche ai Mamelucchi, si ritirò in Francia per altri scopi guerrafondai.
Nonostante la cacciata degli ottomani, il Sultano di Anatolia cercò successivamente di riconquistare ciò che aveva perduto; con scarso successo, le divisioni mamelucche a quel punto erano ritornate al potere.
Questo periodo di quiete durò veramente troppo poco e l’esercito d’Egitto, non amministrato a dovere dai Mamelucchi, si ammutinò in breve tempo.
Il destino del nuovo Egitto si trovò ad un certo punto solo nelle mani di un giovane ufficiale, Muhammad ʿAli: a lui il compito di ricreare un Egitto Moderno.
Dopo i numerosi anni delle due guerre mondiali, in cui l’Egitto si trovava sotto la dipendenza della Gran Bretagna, cominciarono a sorgere i primi movimenti nazionalisti. Si creò un’opposizione decisa contro il regime di Faruq e in breve tempo (nel giro di 3 anni), un colpo di stato messo in atto dal generale Nagīb e dal colonnello Nāser, portò alla nascita della Repubblica.
Il nuovo governo avviò un piano di corpose riforme e portò avanti una politica di ricostruzione (in questo periodo sorse la diga di Assuan).